JANNIS KOUNELLIS
OPERE RECENTI
Dal 28 ottobre al 6 dicembre 2003
JANNIS KOUNELLIS
OPERE RECENTI
Dal 28 ottobre al 6 dicembre 2003
Testo
Galleria Fumagalli presenta una nuova mostra di Jannis Kounellis con alcuni nuovi lavori dell’artista. Al piano terra sono esposte alcune grandi opere in cui gli ”oggetti”, frammenti emotivi e formali, di cui sono composti i lavori di Kounellis si relazionano con un nuovo elemento reintrodotto recentemente dall’artista: la pittura. Corposa e spessa chiara, stesa sulla superficie delle lamiere conserva, spontaneo e immediato, il gesto umano, enfatizzato dal suo porsi a simbolo della coscienza umana. Non è un oggetto quindi non è un’immagine, e non è un materiale, ma è materia; non propone una visione, ma un ulteriore pahos che conferisce drammaticità ed efficacia all’opera. La proposta è radicale. Nell’utilizzo della pittura, chiara, degli oggetti e del ferro, tendenzialmente scuri, si manifesta tutta l’efficacia emotiva degli estremi pittorici coloristici bianco e nero così che la pittura si riappropria dello spazio, e si fa nuovamente protagonista. Nelle opere di grandi dimensioni, allestite nella galleria, la pittura dialoga con alcuni oggetti e un elemento naturale. Nel piano interrato della galleria sono esposte una serie di opere su carta. Dagli anni Sessanta la pittura, la scultura, le ambientazioni, le installazioni e le performance di Kounellis con la loro materialità poverista, testimoni di un preciso impegno culturale ed etico, hanno modificato il modello arcaico della rappresentazione sulla tela fornendo all’opera d’arte un’ampiezza infinita e iniziando un nuovo processo di fruizione di quest’opera aperta in grado di coinvolgere totalmente lo spettatore. Tale lavoro si è imposto rompendo i confini ancorati alle molteplici identità storiche e ridefinendo una nuova esigenza compositiva. Si è proposto come interazione spaziale fra immagini e oggetti, al fine di ricondurre lo spettatore a una sola e inequivocabile visione, immagine in quanto visione.
Come Jannis Kounellis descrive: «…nell’arte non esiste evoluzione che sia indipendente dagli eventi che la determinano…» e ancora: «…Penso che la mia più grande aspirazione… sia di diventare un ago per cucire tutto insieme, …ricucire tutto quanto di nuovo…», e ancora «non riuscirò a ricomporre la totalità, ma l’onesto tentativo di un pittore è tentare …». La drammaticità insita nelle sue opere è molto forte, deriva dal confronto fra gli oggetti che risulta immediato e radicale. Jannis Kounellis, artista di origine greca (Pireo, Atene, 1936), giunge in Italia nel 1956 e si stabilisce a Roma, dove studia all’Accademia delle Belle Arti sotto la guida di Toti Scialoja. Sin dall’inizio sono fondamentali nella sua formazione le opere di Burri e Fontana, come quelle di Pollock, Kline e Rauschenberg. Agli anni dell’Accademia risale la sua prima personale (1960) presso la Galleria La Tartaruga di Roma. A partire dal 1967 entrano a far parte dello spazio dell’opera il fuoco, la terra, la lana, il carbone, i sacchi di iuta, le piante e gli animali in una dialettica tra forme inerti e forme viventi. Da quel periodo una lastra di ferro sostituisce la tela, compaiono mensole a sostenere oggetti d’uso comune e si fa strada il concetto di “misura” desunto dalle dimensioni del foglio da disegno, del letto matrimoniale o della porta. Nello stesso anno partecipa alla mostra collettiva Arte Povera e IM Spazio curata da Germano Celant presso la Galleria La Bertesca di Genova. L’opera non si presta più solamente alla visione ma diventa percorribile. In questo senso la ricerca artistica di Kounellis raggiunge nuovi vertici con una delle sue più note installazioni, Senza Titolo (12 cavalli), del 1969, in cui dispone dodici cavalli vivi nella sala della Galleria L’Attico a testimonianza del rapporto tra lo spazio culturale dell’arte e quello naturale.
Nel 1972 si chiude la bocca con un calco in oro e nel 1976 contamina i locali della galleria milanese Ala con il fumo nero di una ciminiera. Nel 1972 viene invitato per la prima volta a esporre alla XXV Biennale di Venezia. Partecipa alla mostra “Zeitgeist” (1982) a Berlino e nel 1986, al Museum of Contemporary Art di Chicago, viene allestita una grande antologica. Radicale è l’evento espositivo di Barcellona del 1989: nell’ambiente dell’Espai Poublenou quarti di bue appena macellato vengono appesi con ganci a lastre di ferro e illuminati tragicamente da lampade a olio. Nello stesso anno presenta un’installazione alla Reggia di Capodimonte a Napoli. Il 1991 vede la successione di due eventi di particolare valore simbolico, rispettivamente alla Nuova Tretjakov di Mosca e alla Sinagoga di Stommeln a Pulheim. A Napoli nel 1996 appende dei mobili alla volta del porticato di Piazza Plebiscito. Nel 1994 in una nave in disuso, attraccata nel porto del Pireo, l’artista stesso cura una selezione di trent’anni del suo lavoro sotto il titolo di Cargo Ionion. In questi ultimi anni Kounellis raggiunge con la sua arte il Messico (1999), l’Argentina (2000) e l’Uruguay (2001), dove propone le sue tipiche espressioni formali in diverse configurazioni. Il 21 aprile 2002, nell’ambito di una serie di performance esemplari degli anni ’60 e ’70 riproposte dalla Whitechapel di Londra, l’artista sceglie i 12 cavalli a testimonianza della conquista dello spazio architettonico. Per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma allestisce nel 2002 un’imponente labirinto di lamiera in cui crea degli approdi dove inscena alcune delle sue visioni. Nel 2003 sotto il patronato del United Nations Department of Public Information e della città di Venezia presenta all’interno del progetto Art of the word una serie di opere concepite per la corte, il deposito dei libri, e il museo del XVIII secolo del Monastero armeno situato sull’isola San Lazzaro a Venezia.
Testo
Galleria Fumagalli presenta una nuova mostra di Jannis Kounellis con alcuni nuovi lavori dell’artista. Al piano terra sono esposte alcune grandi opere in cui gli ”oggetti”, frammenti emotivi e formali, di cui sono composti i lavori di Kounellis si relazionano con un nuovo elemento reintrodotto recentemente dall’artista: la pittura. Corposa e spessa chiara, stesa sulla superficie delle lamiere conserva, spontaneo e immediato, il gesto umano, enfatizzato dal suo porsi a simbolo della coscienza umana. Non è un oggetto quindi non è un’immagine, e non è un materiale, ma è materia; non propone una visione, ma un ulteriore pahos che conferisce drammaticità ed efficacia all’opera. La proposta è radicale. Nell’utilizzo della pittura, chiara, degli oggetti e del ferro, tendenzialmente scuri, si manifesta tutta l’efficacia emotiva degli estremi pittorici coloristici bianco e nero così che la pittura si riappropria dello spazio, e si fa nuovamente protagonista. Nelle opere di grandi dimensioni, allestite nella galleria, la pittura dialoga con alcuni oggetti e un elemento naturale. Nel piano interrato della galleria sono esposte una serie di opere su carta. Dagli anni Sessanta la pittura, la scultura, le ambientazioni, le installazioni e le performance di Kounellis con la loro materialità poverista, testimoni di un preciso impegno culturale ed etico, hanno modificato il modello arcaico della rappresentazione sulla tela fornendo all’opera d’arte un’ampiezza infinita e iniziando un nuovo processo di fruizione di quest’opera aperta in grado di coinvolgere totalmente lo spettatore. Tale lavoro si è imposto rompendo i confini ancorati alle molteplici identità storiche e ridefinendo una nuova esigenza compositiva. Si è proposto come interazione spaziale fra immagini e oggetti, al fine di ricondurre lo spettatore a una sola e inequivocabile visione, immagine in quanto visione.
Come Jannis Kounellis descrive: «…nell’arte non esiste evoluzione che sia indipendente dagli eventi che la determinano…» e ancora: «…Penso che la mia più grande aspirazione… sia di diventare un ago per cucire tutto insieme, …ricucire tutto quanto di nuovo…», e ancora «non riuscirò a ricomporre la totalità, ma l’onesto tentativo di un pittore è tentare …». La drammaticità insita nelle sue opere è molto forte, deriva dal confronto fra gli oggetti che risulta immediato e radicale. Jannis Kounellis, artista di origine greca (Pireo, Atene, 1936), giunge in Italia nel 1956 e si stabilisce a Roma, dove studia all’Accademia delle Belle Arti sotto la guida di Toti Scialoja. Sin dall’inizio sono fondamentali nella sua formazione le opere di Burri e Fontana, come quelle di Pollock, Kline e Rauschenberg. Agli anni dell’Accademia risale la sua prima personale (1960) presso la Galleria La Tartaruga di Roma. A partire dal 1967 entrano a far parte dello spazio dell’opera il fuoco, la terra, la lana, il carbone, i sacchi di iuta, le piante e gli animali in una dialettica tra forme inerti e forme viventi. Da quel periodo una lastra di ferro sostituisce la tela, compaiono mensole a sostenere oggetti d’uso comune e si fa strada il concetto di “misura” desunto dalle dimensioni del foglio da disegno, del letto matrimoniale o della porta. Nello stesso anno partecipa alla mostra collettiva Arte Povera e IM Spazio curata da Germano Celant presso la Galleria La Bertesca di Genova. L’opera non si presta più solamente alla visione ma diventa percorribile. In questo senso la ricerca artistica di Kounellis raggiunge nuovi vertici con una delle sue più note installazioni, Senza Titolo (12 cavalli), del 1969, in cui dispone dodici cavalli vivi nella sala della Galleria L’Attico a testimonianza del rapporto tra lo spazio culturale dell’arte e quello naturale.
Nel 1972 si chiude la bocca con un calco in oro e nel 1976 contamina i locali della galleria milanese Ala con il fumo nero di una ciminiera. Nel 1972 viene invitato per la prima volta a esporre alla XXV Biennale di Venezia. Partecipa alla mostra “Zeitgeist” (1982) a Berlino e nel 1986, al Museum of Contemporary Art di Chicago, viene allestita una grande antologica. Radicale è l’evento espositivo di Barcellona del 1989: nell’ambiente dell’Espai Poublenou quarti di bue appena macellato vengono appesi con ganci a lastre di ferro e illuminati tragicamente da lampade a olio. Nello stesso anno presenta un’installazione alla Reggia di Capodimonte a Napoli. Il 1991 vede la successione di due eventi di particolare valore simbolico, rispettivamente alla Nuova Tretjakov di Mosca e alla Sinagoga di Stommeln a Pulheim. A Napoli nel 1996 appende dei mobili alla volta del porticato di Piazza Plebiscito. Nel 1994 in una nave in disuso, attraccata nel porto del Pireo, l’artista stesso cura una selezione di trent’anni del suo lavoro sotto il titolo di Cargo Ionion. In questi ultimi anni Kounellis raggiunge con la sua arte il Messico (1999), l’Argentina (2000) e l’Uruguay (2001), dove propone le sue tipiche espressioni formali in diverse configurazioni. Il 21 aprile 2002, nell’ambito di una serie di performance esemplari degli anni ’60 e ’70 riproposte dalla Whitechapel di Londra, l’artista sceglie i 12 cavalli a testimonianza della conquista dello spazio architettonico. Per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma allestisce nel 2002 un’imponente labirinto di lamiera in cui crea degli approdi dove inscena alcune delle sue visioni. Nel 2003 sotto il patronato del United Nations Department of Public Information e della città di Venezia presenta all’interno del progetto Art of the word una serie di opere concepite per la corte, il deposito dei libri, e il museo del XVIII secolo del Monastero armeno situato sull’isola San Lazzaro a Venezia.
Vedute
Vedute