MARIA ELISABETTA NOVELLO
LIRIDI
Dal 24 aprile al 20 giugno 2012
MARIA ELISABETTA NOVELLO
LIRIDI
Dal 24 aprile al 20 giugno 2012

Testo
La giovane artista Maria Elisabetta Novello ha trovato nella componente materica che sta alla base del suo lavoro, la cenere, il modo di concepire la sua poetica artistica. Opera con segni precari, minimi, di memoria antropologica. Accumula il suo materiale (come nella opere Paesaggi, presenti in mostra) in vari modi e lo restituisce, nel silenzio, dandogli una nuova identità, una nuova immagine, per lo più altamente meditativa. Con la cenere crea ricami che spariscono nelle sue performance, linee, orizzonti, accumuli, sedimentazioni e microformazioni. La sua cenere è in costante movimento e trasformazione, attraversa il ricordo, la memoria, ma si adegua ad altre esistenze acquistando una nuova “fisicità”. La cenere è anche colore, ma sono variazioni sul tono, dal nero della fuliggine al grigio chiarissimo della polvere di cenere, sostanzialmente un monocolore, un monocromo, un azzeramento fisico e ideale, come nelle opere Campionature (presenti in mostra). Procede per minime variazioni, lavorando sull’assenza, non vi è oggetto, ma un soggetto, la cenere che cancella la rigidità all’opera e talvolta nega la sua esistenza. La polvere viene di volta in volta rielaborata e adeguata a nuove esperienze in un fluire controllato dei pensieri. La forma è presente, ma libera da costrizioni, un concetto, un pensiero, una sospensione. Fluiscono i pensieri sull’irraggiungibile e l’inafferrabile, sul desiderio e sul tentativo di raggiungimento della conoscenza.
Le opere Orizzonti sono paesaggi immateriali, superfici in cui non è afferrabile una fine, tutto è irraggiungibile e inafferrabile, tutto vuole essere l’analisi di una analisi della realtà fatta di corpi e corpuscoli invisibili. Il lavoro contiene un senso di incerto temporale, un percorso, un passaggio da una condizione all’altra o un passare da un luogo all’altro, un attraversamento. Il materiale e l’immateriale, il passato e il presente, il dubbio, l’individuo e il cosmo, l’imponderabile e il non tangibile. In mostra l’istallazione Causa effetto, posta in una stanza buia. Attraverso il suono di un respiro registrato la polvere finissima di cenere viene leggermente mossa e sollevata. Aumentando la sua fisicità la polvere crea una sorta di ingrandimento di un microcosmo fatto di pulviscoli visibile nell’aria con una luce dedicata. Una telecamera riprende l’immagine ingrandita e la riproietta a circuito chiuso. Alla fine del processo parte della polvere ricade, mentre una parte si libera nell’aria. Nel momento di attività la cenere acquista corpo mettendo però sempre in evidenza il suo essere non tangibile e la sua esistenza immateriale ed effimera. In mostra anche l’opera Pale in cui l’artista riutilizza antichi telai destinati alle tele delle pale d’altare.
Su questi telai di legno ricoperti con plexiglas, con la possibilità di vedere il telaio in trasparenza, realizza campiture cromatiche come fossero cieli di cenere. In questo lavoro, alla sua poetica, aggiunge il concetto di recupero del materiale usato e antico, che ha in sé la memoria del passato e l’idea del sacro. Il titolo della mostra, “Liridi”, è misterioso e impercettibile come le declinazioni fisiche e mentali del suo linguaggio. Le “Liridi” sono uno sciame meteoritico attivo dal 15 al 28 aprile di ogni anno. Il radiante è localizzato nella costellazione della Lira. Ogni anno la Terra attraversa questa nube di detriti polverosi e una parte colpisce la nostra atmosfera “accendendola” e mostrandoci una meteora. Questi piccoli residui si disintegrano dopo aver colpito l’atmosfera a una velocità di 29,8 chilometri al secondo. Generalmente sono visibili 15-20 meteore ogni ora durante il massimo dell’attività, in passato le Liridi hanno però mostrato periodo di grande attività generando vere e proprie “piogge” con oltre 100 meteore visibili in una sola ora.«Anche se piano piano il mio lavoro si arricchisce di alcuni elementi, mi accorgo che il mio percorso mi porta sempre a ragionare su qualcosa di inspiegabile». (Maria Elisabetta Novello)
Testo
La giovane artista Maria Elisabetta Novello ha trovato nella componente materica che sta alla base del suo lavoro, la cenere, il modo di concepire la sua poetica artistica. Opera con segni precari, minimi, di memoria antropologica. Accumula il suo materiale (come nella opere Paesaggi, presenti in mostra) in vari modi e lo restituisce, nel silenzio, dandogli una nuova identità, una nuova immagine, per lo più altamente meditativa. Con la cenere crea ricami che spariscono nelle sue performance, linee, orizzonti, accumuli, sedimentazioni e microformazioni. La sua cenere è in costante movimento e trasformazione, attraversa il ricordo, la memoria, ma si adegua ad altre esistenze acquistando una nuova “fisicità”. La cenere è anche colore, ma sono variazioni sul tono, dal nero della fuliggine al grigio chiarissimo della polvere di cenere, sostanzialmente un monocolore, un monocromo, un azzeramento fisico e ideale, come nelle opere Campionature (presenti in mostra). Procede per minime variazioni, lavorando sull’assenza, non vi è oggetto, ma un soggetto, la cenere che cancella la rigidità all’opera e talvolta nega la sua esistenza. La polvere viene di volta in volta rielaborata e adeguata a nuove esperienze in un fluire controllato dei pensieri. La forma è presente, ma libera da costrizioni, un concetto, un pensiero, una sospensione. Fluiscono i pensieri sull’irraggiungibile e l’inafferrabile, sul desiderio e sul tentativo di raggiungimento della conoscenza.
Le opere Orizzonti sono paesaggi immateriali, superfici in cui non è afferrabile una fine, tutto è irraggiungibile e inafferrabile, tutto vuole essere l’analisi di una analisi della realtà fatta di corpi e corpuscoli invisibili. Il lavoro contiene un senso di incerto temporale, un percorso, un passaggio da una condizione all’altra o un passare da un luogo all’altro, un attraversamento. Il materiale e l’immateriale, il passato e il presente, il dubbio, l’individuo e il cosmo, l’imponderabile e il non tangibile. In mostra l’istallazione Causa effetto, posta in una stanza buia. Attraverso il suono di un respiro registrato la polvere finissima di cenere viene leggermente mossa e sollevata. Aumentando la sua fisicità la polvere crea una sorta di ingrandimento di un microcosmo fatto di pulviscoli visibile nell’aria con una luce dedicata. Una telecamera riprende l’immagine ingrandita e la riproietta a circuito chiuso. Alla fine del processo parte della polvere ricade, mentre una parte si libera nell’aria. Nel momento di attività la cenere acquista corpo mettendo però sempre in evidenza il suo essere non tangibile e la sua esistenza immateriale ed effimera. In mostra anche l’opera Pale in cui l’artista riutilizza antichi telai destinati alle tele delle pale d’altare.
Su questi telai di legno ricoperti con plexiglas, con la possibilità di vedere il telaio in trasparenza, realizza campiture cromatiche come fossero cieli di cenere. In questo lavoro, alla sua poetica, aggiunge il concetto di recupero del materiale usato e antico, che ha in sé la memoria del passato e l’idea del sacro. Il titolo della mostra, “Liridi”, è misterioso e impercettibile come le declinazioni fisiche e mentali del suo linguaggio. Le “Liridi” sono uno sciame meteoritico attivo dal 15 al 28 aprile di ogni anno. Il radiante è localizzato nella costellazione della Lira. Ogni anno la Terra attraversa questa nube di detriti polverosi e una parte colpisce la nostra atmosfera “accendendola” e mostrandoci una meteora. Questi piccoli residui si disintegrano dopo aver colpito l’atmosfera a una velocità di 29,8 chilometri al secondo. Generalmente sono visibili 15-20 meteore ogni ora durante il massimo dell’attività, in passato le Liridi hanno però mostrato periodo di grande attività generando vere e proprie “piogge” con oltre 100 meteore visibili in una sola ora.«Anche se piano piano il mio lavoro si arricchisce di alcuni elementi, mi accorgo che il mio percorso mi porta sempre a ragionare su qualcosa di inspiegabile». (Maria Elisabetta Novello)
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