JANNIS KOUNELLIS
JANNIS KOUNELLIS E IL TEATRO
Dal 13 ottobre al 20 dicembre 2016
JANNIS KOUNELLIS
JANNIS KOUNELLIS E IL TEATRO
Dal 13 ottobre al 20 dicembre 2016
Testo
Galleria Fumagalli presenta il video della performance teatrale tenutasi il 28 dicembre 2016 al Piccolo Teatro d’Europa (Milano): “Jannis Kounnellis, Theodoros Terzopoulos. Die Hamletmaschine by Heiner Müller” a cura di Annamaria Maggi e Alexandra Papadopulos. Per il ventennale della scomparsa di Heiner Müller, l’artista Jannis Kounellis e il regista Theodoros Terzopoulos, entrambi amici e collaboratori del drammaturgo e poeta tedesco, hanno lavorato insieme a un progetto teatrale per rendere omaggio alla figura e all’opera di quello che venne definito, negli anni Novanta, “il più grande scrittore di teatro vivente”. Müller è stato uno degli autori più significativi del teatro tedesco del dopoguerra e ha sempre intrattenuto con l’arte figurativa un rapporto di solida e condivisibile interazione. Presentato in anteprima lo scorso dicembre a Il Piccolo Teatro d’Europa il progetto di Kounellis e Terzopoulos si compone di un’installazione (scena e platea) realizzata da Kounellis e di una performance tratta dal Die Hamletmaschine scritto nel 1977 da Heiner Müller, diretta dal regista Terzopoulos. Die Hamletmaschine (La macchina di Amleto), è un dramma postmoderno liberamente ispirato all’Amleto di William Shakespeare. Caratteristica dell’opera è la frizione della parola poetica con la storia, strutturata in cinque sequenze di monologhi durante i quali il protagonista abbandona il suo ruolo teatrale per riflettere sul suo essere attore.
L’interprete di Amleto si ritrova morbosamente avvinghiato al suo personaggio, alle prese con le proprie passioni e i propri fantasmi. Il suo è un farneticante soliloquio in cui sono messi a nudo, da una parte, l’accantonamento di ogni slancio utopico e, dall’altra, i paradossi della situazione dell’intellettuale moderno, dibattuto tra l’impossibilità di modificare lo stato delle cose e la volontà di trasformarsi in macchina al servizio di chi amministra l’esistente. Il risultato è un racconto frastagliato, senza armonia, come se il mondo interiore dell’interprete di Amleto volesse esplodere nell’irruzione accidentale di brandelli di frasi, di suoni appena udibili. Il rapporto di Jannis Kounellis col teatro inizia nel 1968 con la scena dei sacchi di carbone per il teatro di Carlo Quartucci, alla quale seguono i “cani che abbaiano” per il Mauser di Heiner Müller a Berlino nel 1991, il sipario di coltelli e la croce rovesciata per Il Cimarron con la musica di Hanz Werner Heinze a Montepulciano nel 2000, i tre grandi treni dentro un enorme capannone ideati per l’Opera Beuys a Duesseldorf nel 1998, il sipario di pietre legate alle corde per il teatro greco di Elefsina nel 2010 e il monumentale sipario “gotico” di lamiere con scranni su tre livelli per il Loengrin di Wagner ad Amsterdam nel 2014. Così l’artista per ogni opera lavora a un “sipario”, a una “visione frontale” e senza prospettiva, “esattamente come in tutta la pittura moderna”.
Per farlo, di volta in volta, mette in scena un linguaggio che non è fatto di pennellate, ma di cose vere: i sacchi di carbone, il fuoco, la terra, la lana, i sacchi di juta, le piante, gli animali, rivendicando alla materia artistica una sua verità e un potere di svelamento non privo di rimandi poetici, letterari e simbolici. Una vera e propria drammaturgia da intendersi in termini di scrittura scenica, capace di trasformare lo spazio in una “cavità teatrale e umanistica”, come afferma l’artista, perché ”è l’uomo il vero punto di vista del teatro, la sua centralità, che a differenza della pittura ha uno svolgimento e una grande immediatezza.” Galleria Fumagalli ripropone parte dell’installazione ideata da Jannis Kounellis per il Piccolo Teatro di’Europa accogliendo al suo interno la proiezione inedita del video della performance. Kounellis ha pensato a un Amleto “con la schiena rivolta verso le rovine dell’Europa” per un’installazione allo stesso tempo personale e sociale, contro la corruzione e il potere. Per quest’inedita performance Terzopoulos ha scelto alcuni brani di Die Hamletmaschine che prendono forma attraverso la voce femminile dell’attrice Sofia Hill, la musica elettronica live di Panagiotis Velianitis e la voce maschile elaborata dal regista.
Testo
Galleria Fumagalli presenta il video della performance teatrale tenutasi il 28 dicembre 2016 al Piccolo Teatro d’Europa (Milano): “Jannis Kounnellis, Theodoros Terzopoulos. Die Hamletmaschine by Heiner Müller” a cura di Annamaria Maggi e Alexandra Papadopulos. Per il ventennale della scomparsa di Heiner Müller, l’artista Jannis Kounellis e il regista Theodoros Terzopoulos, entrambi amici e collaboratori del drammaturgo e poeta tedesco, hanno lavorato insieme a un progetto teatrale per rendere omaggio alla figura e all’opera di quello che venne definito, negli anni Novanta, “il più grande scrittore di teatro vivente”. Müller è stato uno degli autori più significativi del teatro tedesco del dopoguerra e ha sempre intrattenuto con l’arte figurativa un rapporto di solida e condivisibile interazione. Presentato in anteprima lo scorso dicembre a Il Piccolo Teatro d’Europa il progetto di Kounellis e Terzopoulos si compone di un’installazione (scena e platea) realizzata da Kounellis e di una performance tratta dal Die Hamletmaschine scritto nel 1977 da Heiner Müller, diretta dal regista Terzopoulos. Die Hamletmaschine (La macchina di Amleto), è un dramma postmoderno liberamente ispirato all’Amleto di William Shakespeare. Caratteristica dell’opera è la frizione della parola poetica con la storia, strutturata in cinque sequenze di monologhi durante i quali il protagonista abbandona il suo ruolo teatrale per riflettere sul suo essere attore.
L’interprete di Amleto si ritrova morbosamente avvinghiato al suo personaggio, alle prese con le proprie passioni e i propri fantasmi. Il suo è un farneticante soliloquio in cui sono messi a nudo, da una parte, l’accantonamento di ogni slancio utopico e, dall’altra, i paradossi della situazione dell’intellettuale moderno, dibattuto tra l’impossibilità di modificare lo stato delle cose e la volontà di trasformarsi in macchina al servizio di chi amministra l’esistente. Il risultato è un racconto frastagliato, senza armonia, come se il mondo interiore dell’interprete di Amleto volesse esplodere nell’irruzione accidentale di brandelli di frasi, di suoni appena udibili. Il rapporto di Jannis Kounellis col teatro inizia nel 1968 con la scena dei sacchi di carbone per il teatro di Carlo Quartucci, alla quale seguono i “cani che abbaiano” per il Mauser di Heiner Müller a Berlino nel 1991, il sipario di coltelli e la croce rovesciata per Il Cimarron con la musica di Hanz Werner Heinze a Montepulciano nel 2000, i tre grandi treni dentro un enorme capannone ideati per l’Opera Beuys a Duesseldorf nel 1998, il sipario di pietre legate alle corde per il teatro greco di Elefsina nel 2010 e il monumentale sipario “gotico” di lamiere con scranni su tre livelli per il Loengrin di Wagner ad Amsterdam nel 2014. Così l’artista per ogni opera lavora a un “sipario”, a una “visione frontale” e senza prospettiva, “esattamente come in tutta la pittura moderna”.
Per farlo, di volta in volta, mette in scena un linguaggio che non è fatto di pennellate, ma di cose vere: i sacchi di carbone, il fuoco, la terra, la lana, i sacchi di juta, le piante, gli animali, rivendicando alla materia artistica una sua verità e un potere di svelamento non privo di rimandi poetici, letterari e simbolici. Una vera e propria drammaturgia da intendersi in termini di scrittura scenica, capace di trasformare lo spazio in una “cavità teatrale e umanistica”, come afferma l’artista, perché ”è l’uomo il vero punto di vista del teatro, la sua centralità, che a differenza della pittura ha uno svolgimento e una grande immediatezza.” Galleria Fumagalli ripropone parte dell’installazione ideata da Jannis Kounellis per il Piccolo Teatro di’Europa accogliendo al suo interno la proiezione inedita del video della performance. Kounellis ha pensato a un Amleto “con la schiena rivolta verso le rovine dell’Europa” per un’installazione allo stesso tempo personale e sociale, contro la corruzione e il potere. Per quest’inedita performance Terzopoulos ha scelto alcuni brani di Die Hamletmaschine che prendono forma attraverso la voce femminile dell’attrice Sofia Hill, la musica elettronica live di Panagiotis Velianitis e la voce maschile elaborata dal regista.
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